Quali sono i fattori psicologici che predicono lo sviluppo di un disturbo dell’alimentazione e il suo mantenimento nel tempo?
Sia l’osservazione clinica che la ricerca empirica suggeriscono che i fattori psicologici giocano un ruolo fondamentale nell’eziologia e nel mantenimento delle patologie dell’alimentazione. La ricerca ha evidenziato la presenza di alti livelli di perfezionismo, bassa fiducia nelle relazioni e paura della maturità. I tratti perfezionistici sarebbero alla base della rigidità del comportamento alimentare, dell’eccessiva enfasi posta al raggiungimento dell’ideale di magrezza e di un peggiore esito del trattamento.
La sfiducia nelle relazioni interpersonali interferirebbe con la possibilità di avere relazioni significative e di poter esprimere i propri sentimenti agli altri, con la conseguente difficoltà nell’autoregolazione delle emozioni negative. La paura della maturità rifletterebbe la difficoltà ad assumersi le responsabilità dell’età adulta e il desiderio di non abbandonare le sicurezze dell’infanzia.
In uno studio del 2013 Holland L. A. et al. hanno indagato come perfezionismo, bassa fiducia nelle relazioni e paura della maturità possano essere predittori dell’insorgenza e del mantenimento di un disturbo dell’alimentazione e della nutrizione a 10 anni di distanza.
I risultati hanno confermato l’importante ruolo dei fattori psicologici come possibili fattori di rischio per l’insorgenza di una patologia dell’alimentazione. Nello specifico, i risultati, hanno avvalorato la tesi secondo cui la paura della maturità sia un importante predittore del manifestarsi di un disturbo dell’alimentazione e della nutrizione sia in adolescenza che in età adulta: la fascia di età a maggiore rischio sarebbe quella che va dai 20 ai 30 anni.
Generalmente, in questo periodo, l’individuo si trova a dover affrontare una serie di cambiamenti (ad es. andare a vivere da solo, cercare un lavoro, il matrimonio, la maternità/paternità, ecc.) che possono portare a una perdita di stabilità personale o di familiarità con la propria esistenza. Da questo punto di vista, il disturbo può configurarsi come un tentativo disfunzionale di recuperare il controllo e di regolazione emotiva. Invece, per quanto riguarda l’influenza della sfiducia interpersonale il suo effetto riguarderebbe solamente l’insorgere della malattia.
Solamente il perfezionismo è risultato essere un fattore di rischio per il mantenimento del disturbo. Gli autori sottolineano come quest’ultimo aspetto sia fondamentale per l’intervento con questi disturbi: un lavoro sul perfezionismo dovrebbe essere uno dei principali target sia per quanto riguarda la prevenzione che la terapia in questo ambito.
In sintesi, alcuni fattori psicologici contribuiscono in maniera differente all’insorgenza e al mantenimento delle patologie alimentari. Perfezionismo, sfiducia nelle relazioni interpersonali e paura della maturità risultano essere predittori per l’insorgere del disturbo, ma solamente il perfezionismo per il suo mantenimento.